lunedì 29 aprile 2013

"Le fatiche di Hercule", Agatha Christie


Quando la vita quotidiana si fa stressante e faticosa, e ho bisogno di una lettura rilassante e che mi permetta di staccare davvero la spina, ecco che mi lancio nella lettura di uno degli innumerevoli gialli di Agatha Christie. È quasi un rito ormai: la sua scrittura lineare, limpida, in cui tutto viene snocciolato con cura, la certezza che alla fine l’eccentrico Hercule Poirot o la volitiva Miss Marple giungeranno ad una soluzione, contro ogni aspettativa, e il bene in qualche modo trionferà, sono un vero e proprio mantra per me.
Questa volta mi sono buttata su “Le fatiche di Hercule”. In questo romanzo il nostro illustre ispettore belga dai baffi inconfondibili, si cimenta in una vera e propria impresa epica: sente ormai il bisogno di ritirarsi dall’attività di investigatore privato per vivere in campagna e dedicarsi alla coltivazione delle zucche (ortaggi meravigliosi nell’aspetto ma dal sapore troppo acquoso), ma prima di allora si pone come obiettivo di risolvere dodici casi che in qualche modo gli risultino collegati con le celeberrime dodici fatiche del suo omonimo mitologico Ercole. Si tratta di dodici racconti uniti da questo particolare filo conduttore che spaziano in tutto il corollario dei crimini in cui un investigatore privato del calibro di Poirot possa essere coinvolto: si va dal rapimento con estorsione di cagnolini di lusso, omicidi misteriosi (come può in un romanzo della Christie non comparire il suo vecchio amico arsenico?), passando per la ricerca di una donna misteriosa sparita nel nulla o il tentativo di debellare una setta specializzata in rapine ad anziane vedove facoltose. Il tutto ovviamente in pieno stile Christie. Preparatevi una tazza di the (per entrare nel giusto spirito inglese) e godetevi uno dei suoi gialli. E non temete, Poirot, pur non dichiarandolo apertamente alla fine del romanzo, sarà protagonista di numerose indagini dopo le sue dodici fatiche. Le zucche probabilmente potevano aspettare.

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