mercoledì 3 aprile 2013

"Il seggio vacante", J.K. Rowling


C’è una parola che descrive alla perfezione cosa ho provato leggendo il primo romanzo “da grande” della Rowling ed è “stupore”. Sono stata una grande fan di Harry Potter (anche se non di primissima mano) e ho acquistato l’ebook de “Il seggio vacante” più che altro per curiosità. Ho aspettato un po’ a cominciare la lettura perché temevo sarebbe stata una delusione cocente e atroce leggere la Rowling senza Harry, Hermione e Ron. Invece questo romanzo è qualcosa di talmente diverso dalle sue opere precedenti che ben presto si smette di desiderare ardentemente che qualcuno voli su una scopa o tenga in gabbia una civetta. Siamo a Pagford, ridente e tradizionale villaggio inglese, tanto da piccolo da non essere considerato indipendente dalla vicina città di Yarvil. Al suo interno la vita trascorre tranquilla e monotona, scandita dalla messa e dall’apertura delle poche piccole botteghe. Il paese è un susseguirsi di villini perfetti, circondati da giardini fioriti e vialetti ordinati. Ma dietro le belle tende di pizzo di queste abitazioni e dietro le facce sorridenti dei suoi abitanti si nascondono molti segreti e contraddizioni. A portare lentamente a galla un disagio che tutti hanno sempre cercato di nascondere è l’improvvisa morte di Barry Fairbrother, cittadino modello e consigliere comunale. La sua morte crea un vuoto non solo all’interno dei delicati equilibri di Pagford, ma anche nel Consiglio stesso. Qualcuno dovrà occupare il seggio vacante di Fairbrother e la scelta è particolarmente delicata. Il paese è infatti diviso su una questione molto importante: l’appartenenza geografica di un quartiere popolare e malfamato, sorto all’interno dei confini di Pagford ma più vicino a Yarvil. Droga, violenza e abusi sono all’ordine del giorno ai Fields e per questo il primo cittadino di Pagford, Howard Mollison, con la sua arcigna moglie Shirley, vorrebbero allontanarlo dalla loro idilliaca città. Fairbrother era invece un convinto sostenitore della necessità di mantenere i Fields nei confini cittadini, per aiutare la sua popolazione a uscire dai confini del quartiere-ghetto. La lotta per la successione si fa via via più dura e non ha quartiere: i giovani si opporranno alla vecchia guardia, le mogli ai mariti, i figli ai padri, mentre lentamente in ogni perfetta famiglia cominciano ad apparire crepe e ad affiorare segreti inconfessabili.
La Rowling ha creato un mondo, Pagford, che solo chi vive in un piccolo paese può comprendere. Fortissimo è anche il carattere estremamente “British” dell’opera e, sinceramente, averlo letto ora che vivo in Inghilterra mi ha aiutato molto a capire il contesto in cui si muovono i protagonisti. Si tratta di un’opera corale, ricca di personaggi estremamente complessi e la Rowling li sviscera lentamente, entrando sempre più in profondità nella loro psiche. La sua abilità viene a galla soprattutto con i personaggi adolescenti, che ricoprono un ruolo fondamentale nell’intero romanzo, e che lei è abilissima (ancora una volta) a descrivere e a farci conoscere. Uno dei temi principali de “Il seggio vacante” è l’incomunicabilità tra le persone, ed in particolare tra genitori e figli. A Pagford esiste un muro invalicabile che non permette alle diverse generazioni di parlarsi e di comprendersi.
Non voglio svelarvi troppo perché, appunto, io ne sono rimasta stupita. Mi aspettavo un romanzo tagliente e dai toni quasi comici, incentrato sulle contraddizioni di un piccolo centro abitato con problemi di paese. Invece i temi trattati sono forti, crudi e attuali; il dramma cresce lentamente fino ad un finale sorprendente e tragico. La Rowling si dimostra una narratrice matura e attenta, che sa scrivere anche per un pubblico adulto e affrontando una realtà che purtroppo, soprattutto nel Regno Unito, è tutt’altro che idilliaca. Un bel romanzo, indubbiamente. 

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