venerdì 2 novembre 2012

"Scatola nera", Jennifer Egan


Jennifer Egan è una grandissima scrittrice ed è anche una sperimentatrice della parola stampata. Ne "Il tempo è un bastardo" (di cui potete leggere qui la mia recensione), la Egan si era spinta a trasformare un intero capitolo del romanzo in una presentazione power point. La cosa incredibile è che gli schemi, gli elenchi puntati e i diagrammi di flusso funzionavano perfettamente, permettevano di continuare a leggere la storia e a comprenderla proprio come le parole (meravigliose) che la Egan aveva "normalmente" utilizzato nel resto del racconto. Gli esperimenti narrativi della scrittrice toccano però un'altra dimensione con il racconto breve "Scatola nera". Questa storia è stata scritta appositamente per Twitter ed è in forma di di cinguettii di 140 caratteri che è stata divulgata. In Italia ad occuparsene è stata la casa editrice Minimum Fax che a partire dal 25 ottobre e per cinque sere ha twittato per i suoi followers la spy story della Egan. La scrittrice ci porta nella scatola nera di una tecnologica spia americana. Si tratta del diario di bordo di una giovane donna che ha il compito di infiltrarsi nell'harem di un  uomo ricco, potente, spietato e sanguinario che sta organizzando un attentato Negli Stati Uniti. La missione della Bellezza è di conquistare la fiducia del Designato e carpirne i segreti e i piani. Le frasi sono scarne, telegrafiche e secche, come una scatola nera (ma soprattutto come Twitter) richiede. La donna registra ogni suo movimento attraverso splendide ville nel sud della Francia, alla ricerca di documenti da fotografare (con una macchina fotografica impiantata nel bulbo oculare) o conversazioni sospette da registrare (con un microfono posizionato nel padiglione auricolare). Ma la spia salva nella propria scatola nera anche la paura di non rivedere il marito, di non poter tornare alla vita normale di prima, tutte le sue ansie e sentimenti più profondi (che la distinguono da una mera macchina a cui la hanno voluta far assomigliare).
Devo essere sincera: seguire per una sera i tweet (circa uno al minuto) non è stata impresa semplice. Tendevo a distrarmi, a perdere con facilità il filo del discorso. Per questo motivo ho acquistato ieri la versione e-book (solo ed esclusivamente e-book) di "Scatola nera" e devo dire che per ora sono ancora più avvezza alla lettura tradizionale, o meglio, sono ancora abituata a leggere con i miei ritmi e non ad adattarmi a quelli imposti da Twitter. Il dibattito su questa impresa della Egan è aperto: sarà davvero utile che gli scrittori si adattino alle esigenze della tecnologia invece che continuare a lavorare in modo canonico alle loro opere? Dal mio punto di vista io credo che il libro e i romanzi in forma "tradizionale" continueranno ad esistere, in un modo o nell'altro. Però di certo il linguaggio e i mezzi con cui essi verranno divulgati e trasmessi, senza dubbio subiranno dei grandi cambiamenti. Pensiamo alla nascita della narrazione e della divulgazione della parola scritta: l'uomo da sempre si adatta a diverse forme di comunicazione pur di poter tramandare e raccontare le proprie storie, che sia dipingendole con il carbone sulla parete di una caverna, che sia attraverso complessi alfabeti su tavole d'argilla, o su un comodo romanzo rilegato in carta riciclata. Io sono convinta che ciò che ci fa amare davvero la lettura non sia il peso di un libro tra le mani, l'odore della carta o la forma del nostro lettore e-book (tutti questi sono "accessori", peraltro utili e amati anche da me in prima persona) ma sia leggere una storia, immedesimarci in un personaggio, essere catapultati in un tempo e uno spazio lontani dalla nostra realtà quotidiana. Non so se in futuro leggeremo davvero storie su Twitter ma per me il tentativo della Egan di giocare con le parole, di sperimentare nuove forme di comunicazione è davvero ammirevole e ben riuscito. Per chi ne ha la possibilità, vi consiglio caldamente di provare a cimentarvi con "Scatola nera" e con la storia emozionante che anche frasi telegrafiche e scarne possono regalarvi.

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